Non è stato per un colpo di fortuna che Patrick Jouin è nato il 5 giugno 1967 a Nantes, una città che ha per motto, “Che Nettuno assista i navigatori.” Dopo essersi laureato all’École Nationale de la Création Industrielle (ENSCI) nel 1992, il designer ha fondatola propria agenzia nel 1998 nell’11° arrondissement a Parigi. Da allora è diventato un punto di riferimento sulla scena internazionale. Patrick Jouin si distingue per i suoi disegni raffinati e a volte arditi, collegando mentalmente le mortase e i tenoni delle sue produzioni con la stessa eleganza e maestria con cui organizza il layout materiale di essi. I disegni di Patrick Jouin non si sono mai preoccupati di fare delle asserzioni: non sono allegorici nè proclamano una nuova era incarnata negli oggetti o nello spazio. Eppure non è un artista che si trova nella posizione di secondo piano o di umiltà che potrebbe distanziare la sua produzione. Trasmette un’estetica, una storia, in un processo che rifiuta di consegnare all’oblio le forme inventate dal 20° secolo. Può sembrare insolito rivendicare che al vertice della modernità—il centro nevralgico della società dei consumi— ci sia una sensibilità melanconica. Eppure dobbiamo accettare il fatto che la modernità generi i propri racconti e i propri miti. Più migliora e sviluppa la sua implacabile logica, più provoca una visione introspettiva di un mondo industriale passato che portava l’utopia di un’abilità meccanica, un mondo felice e vitale. Patrick Jouin non cerca di ripristinare un passato pre-moderno; si avvicina alla cultura industriale per creare forme.
photo: © Thomas Duval